Guardia Giurata: UN LAVORO CHE BISOGNA VIVERE COME UNA MISSIONE - Roberto Gambazza - Metronotte Vigilanza
«UN LAVORO CHE BISOGNA VIVERE COME UNA MISSIONE»
La riflessione e i ricordi di un veterano della vigilanza. «Oggi professionisti della sicurezza»
● Ne ha viste tante Roberto Gambazza, 47 anni, dipendente di Metronotte Vigilanza da 10 anni, ma nel settore della sicurezza privata da oltre 25. Guardia particolare giurata, per tanti anni ha svolto il servizio di pattuglia stradale notturno, da circa un anno e mezzo fa invece parte dell’Ufficio comando dell’istituto di vigilanza. Non è difficile, per Gambazza, pescare nella memoria l’episodio che più l’ha segnato in tutti questi anni. Al cospetto di tante operazioni andate a buon fine, ne estrae una che non avrebbe voluto vivere. «Quello che più mi ha segnato - dice - è l’intervento in cui abbiamo soccorso con la macchina di pattuglia munita di defibrillatore un bambino di sei mesi colpito da emorragia cerebrale. Purtroppo non ce la fece a sopravvivere».
Quello di guardia giurata è un profilo professionale mutato nel tempo. «Occorre uscire dal cliché degli anni Novanta - dice Gambazza - la guardia giurata oggi è un professionista della sicurezza. Siamo persone preparate, formate e continuamente aggiornate, pronte a intervenire in qualsiasi situazione lo richieda per preparare il campo ai professionisti del 118, dei vigili del fuoco o delle forze dell’ordine». Negli anni la percezione della sicurezza è cambiata. «Quando ho iniziato - dice - a fine anni Novanta la tecnologia era pari zero. Il delinquente era più individuabile, utilizzava vecchie automobili, oggi fuggono con auto potenti, difficili da raggiungere». Prima della conferenza in aula magna, i dirigenti di Metronotte hanno incontrato gli studenti dell’Isii Marconi e hanno spiegato loro il lavoro svolto e i mezzi tecnologici utilizzati, come il visore termico. « La tecnologia ci aiuta - dice Gambazza - ma da formatore dico che il fattore umano è il 99% del lavoro. La macchina non arriva a percepire quello che percepisce l’uomo». «Il nostro - dice - è un lavoro che va vissuto come una missione. È una vita alla rovescia, si lavora di notte quando le ditte sono chiuse. Lo devi sentire dentro questo lavoro, perché non è semplice».